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La creativita' e' il nuovo carbone della Gran Bretagna: 85 miliardi per la "Cool Britannia"7/28/2014 E' uscito il rapporto del 2014 della Low Pay Commission, che ha raccomandato un aumento del salario minimo per la Gran Bretagna a £6.50 per ora. Vince Cable, business secretary della commissione, ha specificato che questo sarebbe il primo aumento del salario minimo in termini reali dal 2008, ultimo anno in cui l'aumento del salario minimo ha superato di fatto l'indice inflazionistico. Il segretario generale del sindacato Unite Union McClusky ha invece commentato che un cosi' misero aumento sarebbe un vero e proprio "schiaffo in faccia" per i lavoratori sottopagati. Al momento il salario minimo e' di £6,31 all'ora per gli adulti e £5,03 per i giovani da 18 ai 20 anni di eta'. McClusky si aspetta di piu', perche' afferma che il costo della vita e' aumentato del 25% dall'inizio della crisi e bisogna fare di piu' di un misero aumento del 3%. Il problema aggiuntivo poi riguarda il rispetto del salario minimo, molto spesso non rispettato dalle aziende, il leader dell'opposizione Miliband si era gia' espresso sulla questione chiedendo l'inasprimento delle pene per chi non lo adotta. L'economia del Regno Unito e' in crescita oppure no? La crisi e' veramente alle spalle? La politica di deficit spending sta veramente funzionando? Domande come queste stanno in questi giorni dividendo gli economisti della Gran Bretagna nel determinare l'effettivo andamento dell'economia. Se per molti la crisi e' alle spalle, per altri non sembra essere passata, ed anzi si prospetta un futuro ancora piu' tetro. Gli ultimi dati statistici hanno visto l'inflazione scendere al di sotto del 2%, il limite imposto dalla Banca d'Inghilterra per rivedere i tassi d'interesse. Come primo dato, questa riduzione dell'inflazione puo' rappresentare, a detta di molti esperti, un dato positivo, considerando che la banca centrale non dovra' rivedere il tasso d'interesse, il costo del denaro rimarra' allo 0,5%, un livello decisamente minimo, considerando i livelli pre-crisi. Se poi si considera che il livello dei salari e' aumentato in Gran Bretagna del 1,5%, il dato di un'inflazione in calo dovrebbe considerarsi positivo, segno di un aumento del potere d'acquisto. Eppure c'e' chi analizza in dettaglio il calo inflazionistico, che e' stato negli scorsi mesi decisamente settoriale e non generale: a determinare il calo infatti sono stati i crolli dei prezzi dei settori dell'intrattenimento, dell'elettronica, della moda e del turismo, mentre considerevoli sono stati gli aumenti nei settori di energia, gas, combustibili e tabacco, settori che maggiormente risentono l'andamento generale dell'economia globale. Se analizzato il dato in dettaglio, questo calo inflazionistico non avra' dunque un valore positivo, piuttosto andra' ad indicare un calo dei consumi (che ha provocato il crollo dei prezzi dei beni di consumo) ed un aumento del costo della vita (causato dall'aumento esponenziale dei prezzi dei settori strategici). A peggiorare la situazione e' arrivato il dato della disoccupazione UK salito al 7.2%. Sebbene la situazione al momento sia migliorata dal 7.9% dei livelli della crisi, il dato resta alto e non, come previsto, in rapida diminuzione. Se si considera che il rapporto deficit/PIL della Gran Bretagna e' rimasto ancora ai livelli del 7.5%, non iniziando a scendere come invece previsto, l'indebitamento potrebbe diventare insostenibile sul lungo termine. Il 18 settembre si avvicina sempre di piu' e i timori crescono. La paura per il Regno Unito e' che il referendum scozzese dia l'esito piu' tragico che ci si possa aspettare e cioe' quello dell'indipendenza politica della Scozia. A mano a mano che le colonie sono diventate indipendenti e dopo l'indipendenza dell'Irlanda, la Gran Bretagna sta diventando sempre piu' piccola e perdere un pezzo strategico come la Scozia porterebbe la fine di tutto, con le indipendenze di Irlanda del Nord e Galles subito dietro l'angolo e la monarchia britannica costretta al dominio sul solo suolo dell'originaria Inghilterra. Il cancelliere Osborne e' sceso in campo questa settimana in favore dell'unita' politica, sostenendo con forza che una scelta di campo scozzese contraria all'unione dei paesi della Gran Bretagna comporterebbe l'automatica perdita della valuta comune e cioe' la sterlina. Questa minaccia pesa molto di piu' dei moti patriottici ed Osborne lo sa bene. Una volta persa la sterlina, l'eventuale Repubblica di Scozia si ritroverebbe nel baratro dell'Euro o addirittura di una vauta propria da rifondare da capo, con gli svantaggi causati dall'essere dipesi dalla Banca d'Inghilterra per cosi' tanto tempo. Allo stesso modo il discorso del cancelliere sottintende anche la macabra fine che farebbe di certo la Royal Bank of Scotland senza l'appoggio dei capitali inglesi, sprofondando nel baratro del fallimento e trascinando con se' l'intero paese appena nato. Intanto il tempo fugge e settembre e' dietro l'angolo, ma almeno il popolo scozzese e' stato avvisato. Il cancelliere britannico Osborne ha annunciato che la Gran Bretagna dovrà affrontare un taglio della spesa pubblica di 25 miliardi per fronteggiare la riduzione del debito pubblico che ha raggiunto livelli insostenibili. Uno dei punti chiave della riduzione sarà il taglio dei benefit e dei bonus che in molti casi rendono "chi non lavora più ricco di un dipendente". Osborne ha anche ammesso che l'anno in cui siamo appena entrati sara' un anno "chiave" per la politica britannica, pieno di domande da affrontare, particolarmente sul piano economico. Il referendum sulla potenziale indipendenza della Scozia in settembre è, ovviamente, sottinteso. MG |
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